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La storia del modernariato, evoluzione negli anni

La storia del modernariato, evoluzione negli anni

Capita talvolta di trovarsi in abitazioni private particolarmente curate e di tendenza o in uffici dal gusto raffinato e moderno dove il nostro occhio cade inevitabilmente su quei mobili o piccoli complementi di arredo definiti nell’ambiente di design, capaci di convogliare l’attenzione nonostante magari siano solo dettagli all’interno di un contesto più vasto e variegato.

Senza saperlo potrebbe darsi che ci siamo imbattuti in opere definite di modernariato, una delle correnti maggiormente in voga nell’ultimo periodo, sia come dibattito culturale sia come rivalutazione e crescita esponenziale del valore di alcuni pezzi che ne fanno parte.
Molti collezionisti hanno infatti rivolto le proprie mire a questo settore, per rendere unici spazi e luoghi cari con pochi semplici pezzi iconici, capaci di lasciare il segno per forma, colore e stile.

In cosa consiste il modernariato e le differenze con l’antiquariato

Da non confondere in alcun modo con l’antiquariato, che raccoglie tutte quelle opere realizzate e finite entro la fine del 1800 con un gusto totalmente diverso e molto più barocco, il modernariato comprende mobili e complementi di arredo prodotti nel corso del 1900, in particolare tra gli anni ’30 e gli anni ’80 del secolo scorso, limitati nella produzione e firmati dai maggiori artisti dell’epoca, acclamati come creatori del pop design.

La vera innovazione consiste nel rendere un oggetto di uso comune e quotidiano, come ad esempio un frigorifero, una vera e propria opera d’arte, inserita però in un contesto domestico e banale, come può essere una cucina, dove il tostapane è capace di catturare l’attenzione del visitatore.
Questa probabilmente è la reale differenza con l’antiquariato, che propone esclusivamente manufatti di un certo pregio e lavorazione, a livello di materiali e composizione, ma soprattutto collocabili in contesti elevati o perfettamente inerenti al prodotto stesso.

Come nasce il modernariato

In ambito italiano il modernariato si sviluppa in tempi leggermente successivi rispetto agli altri poli europei, come la Germania, la Francia e l’Inghilterra, nazioni maggiormente industrializzate all’epoca rispetto alla nostra.
Questa corrente, infatti, per trasformarsi da semplice “arte decorativa” a movimento di tendenza, necessitò di una forte interazione con il mondo industriale e con quello che successivamente venne definito “industrial design”.

Questo divenne possibile nel nostro paese solo in occasione della Triennale di Milano, dove il mondo dell’oggettistica incontrò finalmente quello delle grandi aziende che iniziavano ad assumere un impianto più strutturato e globale.

Fondamentale per favorire questa unione fu il lavoro dell’architetto e designer Ponti, sia con veri e propri palazzi come il Montecatini a Milano, ma soprattutto con complementi di arredi e piccoli mobili all’appannaggio della cultura borghese, oltre che con la creazione della rivista Domus, che insieme a Casabella divenne il punto di riferimento del neonato modernariato, che chiaramente venne ribattezzato così solo successivamente ma che già mostrava la sua linea di rottura con il passato e soprattutto di non essere una tendenza passeggera ma destinata a rimanere durevole nel tempo.

L’apice in Italia venne raggiunto intorno agli anni ’50, durante il periodo del boom economico successivo alla guerra, quando nacquero prodotti iconici ancora oggi presenti nelle case di molti di noi, come la produzione Bialetti e la famosissima Moka, ispirata all’art déco, quella della poltrona Frau o delle lampade Flos.

Come si identifica un’opera di modernariato?

– lo stile pulito: si tratta principalmente di oggetti o arredi dalle linee precise, semplici o fluide, totalmente prive di decori o ghirigori atti alla mera decorazione, ma innovative per l’epoca nella forma.
Pensiamo ad esempio alla famosa panca di George Nelson, all’apparenza formata da una semplice tavola sorretta da due pilatri squadrati sottostanti, utilizzabile sia come seduta che come mobile tv, divenuta in breve tempo icona pop di design nonostante la sua estrema semplicità e la funzionalità basica.

– i materiali naturali: per quanto riguarda i tessuti, vengono nettamente privilegiate tutte quelle fibre non classificabili come sintetiche, come la vera pelle, il lino, il cotone, utili a creare divani e poltrone dal gusto innovativo ma semplice, durevoli nel tempo ed adattabile a vari tipi di arredamento, pur mantenendo una certa personalità.
Circa i materiali, invece, i mobili prodotti sono per lo più in legno, teck, plastica o metalli quali acciaio e ferro, in dipendenza al gusto che si voleva fornire alla collezione, più vicina o meno al mondo solido dell’industria che si stava sviluppando o a quello della natura grezza.

Anche in questo aspetto il modernariato si differenzia notevolmente dall’antiquariato, che si serve solo di materiali classici come il legno, ma esclusivamente se finemente lavorato, decorato ed intarsiato o il marmo, molto più suggestivo ma freddo rispetto a questa nuova linea di pensiero, che volontariamente desidera distaccarsi dal passato attraverso un approccio più easy ma comunque d’impatto ugualmente visivo.
Si serve soltanto, per tale scopo, di parametri totalmente diversi rispetto a prima, che sconvolsero i puristi dell’epoca.

– la composizione dei mobili: la produzione dei maggiori design dell’epoca si dirige principalmente verso strutture aperte, leggere, formate da poche assi sovrapposte a creare forme geometriche basilari spigolose o tondeggianti.
Via cassetti troppo ingombranti, sportelli dalle manopole importanti, pianali dai materiali marmorei e pesanti, per fare spazio a mensole fine e delicate, vani privi di chiusura, complementi di arredo sollevati dal pavimento per trasmettere un senso di maggiore ariosità e senso di libertà a tutto l’ambiente circostante.

– I colori: in questo ambito è necessario operare una distinzione netta in due approcci diversi, spesso però complementari tra loro.
Alcuni design dell’epoca prediligevano colori neutri come i beige, i mattoni, i grigi e i bianchi, capaci di fornire un senso di maggiore leggerezza rispetto all’effetto scuro dei mobili del secolo precedente, più vicini alla natura e alla semplicità.
Sulla stessa linea era l’utilizzo dei colori pastello, su prodotti come frigoriferi tondeggianti e altri complementi da cucina dalle forme sinuose e curiose.

Altri, al contrario, per creare un contrasto ancora più netto con il passato, attingevano a tutta la gamma dei colori primari come il rosso, il blu e il giallo, aggiungendo addirittura l’arancio, per rendere massimo l’impatto visivo sorprendente ed attirare l’attenzione dall’intero ambiente al singolo oggetto, catalizzatore degli occhi del nuovo pubblico al quale si desiderava rivolgersi, non più ricchi nobili ma semplici borghesi dal gusto raffinato.

Gli oggetti ad oggi più apprezzati di questo periodo risultano proprio quelli dai colori vivaci, da inserire in contesti più neutri, moderni ed asettici, per dare un tocco di vitalità alla propria casa ed aggiungere un dettaglio vintage ma ben integrato con il resto dell’arredo.

Il valore attuale di un oggetto di modernariato

E’ difficile attualmente quantificare il reale valore di oggetti riscoperti quali mobili, tavolini, poltrone, tostapane, lampade, in quanto lo stesso varia in base alla fama dell’architetto che li ha prodotti, ai materiali usati, allo stato di conservazione e alla storia del singolo oggetto nel corso del tempo.

In ogni caso ultimamente il loro valore sta vertiginosamente salendo e nel caso si possieda un prodotto originale di pregio è questo il momento più adatto per venderlo, facendosi magari fare una perizia di stima da un professionista serio del settore.

Dove trovare un oggetto di modernariato

Oltre al classico web, dove però bisogna porre molta attenzione a cosa si trova e alla sua reale originalità, è possibile scovare pezzi di modernariato e di design nelle meravigliose botteghe che ancora si occupano di mantenere vivo questo settore, oltre che in fiere a tema o mercatini se si ama curiosare e scoprire tra le cianfrusaglie dei veri e propri tesori nascosti, capaci di rivalutare la nostra intera casa, magari con un costo più esiguo rispetto al reale valore.